Geografie interiori, cm 60×80, tecnica mista su tela

GIUSEPPINA TADDEI

L’opera si presenta come un sistema visivo complesso, vibrante, dove le trame della materia e le linee cromatiche si intrecciano per raccontare non un paesaggio esterno, ma una topografia interiore: quella degli stati d’animo, delle fragilità, delle forze inespresse. L’artista, autodidatta appassionata e sensibile, si è avvicinata all’arte come necessità primaria, come linguaggio istintivo e vivo. La sua pittura non è mai decorativa, ma affonda le radici nell’urgenza del sentire. Geografie interiori ne è l’esempio più emblematico: l’opera è densa, fisica, costruita su tonalità brune e ramate, solcate da nervature rosso corallo che si allargano e si sovrappongono come ferite o radici. È una tela che vibra di tensione vitale, in cui ogni linea sembra voler raccontare un pensiero, un ricordo, una memoria sedimentata nel profondo. La tecnica mista utilizzata da Taddei si traduce in stratificazioni di materia pittorica che donano alla superficie una consistenza visiva quasi tattile. Le trame regolari, come impronte ripetute, contrastano con l’organicità pulsante delle forme rosse, creando un dialogo tra struttura e caos, tra controllo e impulso. È in questa dialettica che l’opera trova la sua forza: nel mettere in scena, senza retorica, la complessità dell’essere umano. Il titolo Geografie interiori non è solo suggestione poetica, ma chiave interpretativa: Giuseppina Taddei traccia sulla tela un atlante del sentire, dove ogni area di colore è una zona dell’inconscio, una porzione della memoria emo tiva. E se la forma tende all’astrazione, il messaggio è estremamente concreto: ci parla della fragilità dell’uomo, della sua continua ricerca di equilibrio, del bisogno di dare un ordine al tumulto dell’anima. Questa pittura, passionale e viscerale, si offre all’osservatore come esperienza sensoriale, non mediata da codici formali. È, come ama definirla l’artista, “istinto che si colora”: un gesto sincero, quasi primitivo, che diventa espressione estetica. In Geografie interiori, Taddei riesce a trasformare l’intimità in una dimensione condivisa, generando un’opera che non si limita a essere osservata, ma chiama a essere vissuta.

In Pescatori, Giuseppe Magrì captures a vivid fragment of Sicilian life, portraying fishermen on the pier with authenticity and warmth. Far from idealization, the figures—marked by wrinkles, worn hands, and natural postures—embody the dignity of maritime labor and community. Saturated reds, cobalt skies, and the chromatic rhythm of boats convey both realism and emotional depth. A journalist by background and a painter by vocation, Magrì condenses memory, dialogue, and humanity into a single moment, transforming everyday work into universal testimony. Rooted in his Catanian heritage yet enriched by his broader cultural journey, the work stands as a poetic declaration: painting as memory and witness, where simple gestures become symbols of resilience, solidarity, and life.