Il paradiso sbagliato, cm 100×80, tecnica mista

KATIA PAPALEO

Papaleo firma un’opera di vibrante intensità emotiva, in cui il colore diventa assoluto protagonista e la forma si fa veicolo di una narrazione interiore profonda e dinamica. Frutto di una gestualità istintiva e consapevole, la composizione rivela fin da subito l’anima della pittrice: un’artista forgiata tra gli studi degli artisti del Naviglio milanese e affinata nella “Fucina dei Colori” del Maestro Benito Trolese, dove ha appreso l’arte di coniugare tecnica e sentimento. L’opera si presenta come un paesaggio visionario e onirico, dominato da cromatismi accesi e accostamenti audaci, in cui la realtà si dissolve nella percezione emotiva. Il titolo stesso, Il paradiso sbagliato, suggerisce una tensione fra bellezza apparente e disincanto, tra incanto e inquietudine. Ciò che all’apparenza sembra un Eden colorato – ricco di farfalle, fiori, creature leggere – è in realtà attraversato da un senso di rottura, di spaesamento. Il paradiso, forse, non è perduto ma disallineato, “sbagliato”, appunto, perché filtrato dalla consapevolezza dell’artista che sa quanto fragile e illusoria sia ogni visione idilliaca. L’equilibrio tra astrazione e figurazione è costruito attraverso una tecnica mista che valorizza la materia pittorica come campo di energia, come spazio emotivo. Ogni gesto, ogni segno, ogni esplosione di colore diventa portavoce di un dinamismo interiore che prende forma sulla superficie come urgenza espressiva. Il colore non è mai accessorio decorativo, ma linguaggio: rosso passione, blu mistero, giallo luce, rosa memoria, fucsia ferita e rinascita. Papaleo lavora sulla superficie come se fosse un teatro della mente: uno spazio mentale in cui ogni elemento, anche il più lieve, ha un significato simbolico. In questa danza pittorica, la libertà del segno incontra la profondità della riflessione. Il paradiso sbagliato è una dichiarazione d’identità artistica: un’opera che celebra la bellezza imperfetta, la forza del gesto, il potere comunicativo del colore. In Papaleo convivono la padronanza tecnica e l’urgenza espressiva, la memoria della tradizione e la spinta verso l’ignoto. La sua pittura è un atto vitale, un modo per dare forma al non detto, per abitare le emozioni, per trasformare l’interiorità in visione.po una distruzione.

In Il paradiso sbagliato, Papaleo creates a work of vibrant emotional intensity, where color takes center stage and form becomes the vehicle of an inner narrative. Trained among the artists of Milan’s Naviglio and refined in Benito Trolese’s “Fucina dei Colori,” she combines technical mastery with instinctive gesture. The composition unfolds as a visionary, dreamlike landscape, where bright hues and bold contrasts dissolve reality into emotional perception. What first appears as a colorful Eden of flowers and butterflies reveals a deeper sense of fracture and disquiet—a paradise not lost but “misaligned.” Through mixed media, Papaleo balances abstraction and figuration, turning color into pure language: red for passion, blue for mystery, yellow for light, pink for memory, fuchsia for wound and rebirth. Il paradiso sbagliato is both declaration and revelation, celebrating imperfect beauty, expressive urgency, and the transformative power of painting.