Rinascenza, cm 58×70, tecnica mista su cartoncino

WITCHWOOD 

In questa fotografia dal titolo evocativo, Portale d’ombra e luce, l’artista che si cela dietro lo pseudonimo Witchwood mette in scena un passaggio simbolico, un varco tra due stati dell’essere. L’opera si presenta come una soglia sospesa tra due mondi: quello denso, silenzioso e fertile dell’ombra, e quello aperto, vibrante e rivelatore della luce. Un grande albero, avvolto da rampicanti e immerso in una penombra arborea, si erge come custode di questo confine invisibile, mentre oltre il tronco si schiude il campo dorato, attraversato da fasci di luce quasi mistica. L’artista non si limita a rappresentare un paesaggio: lo abita, lo trasfigura. Witchwood è un’identità che richiama il bosco interiore, l’archetipo della strega, la dimensione del sacro naturale e della trasformazione. In questo scatto la luce non è un mero elemento ottico, ma una presenza spirituale, un messaggio che attraversa lo spazio e giunge fino allo spettatore come un invito a risvegliarsi, ad ascoltare. I raggi che filtrano tra i rami sembrano fenditure nel reale, segni di una dimensione altra, in cui la fotografia diventa rito e soglia, luogo di visione e di metamorfosi. La luce attraversa l’immagine come una voce silenziosa, una carezza dello spirito che tocca ciò che è nascosto e lo rende visibile. L’ombra, in questo contesto, non è oscurità ma grembo generativo, luogo di incubazione dell’anima, spazio della memoria e del ritorno. L’elemento mistico che pervade lo scatto è sottile ma potente: il paesaggio si fa specchio dell’inconscio, e ogni dettaglio – dal sentiero che curva ai margini, alle case lontane, fino alla luce che penetra tra le foglie – partecipa a una narrazione simbolica. La fotografia diventa così uno strumento di guarigione sensibile, un’immagine che non illustra ma risveglia. Witchwood si propone come un’identità artistica senza maschere, che non chiede di essere compresa ma sentita. Quest’opera ne è un esempio cristallino: un portale tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che si conosce e ciò che si ricorda solo sognando. Guardare questa immagine è come fermarsi sull’orlo di un confine: chi osa attraversarlo, accetta di entrare nel bosco della propria interiorità, là dove ogni ombra può diventare luce.

In Portale d’ombra e luce, Witchwood creates a symbolic threshold between shadow and radiance, a passage from inner depth to revelation. A towering tree, wrapped in vines and half-immersed in shade, stands as guardian of this liminal space, while beyond it a golden field opens under beams of mystical light. More than a landscape, the photograph becomes a ritual of transformation, where shadow is not darkness but generative womb, and light a spiritual presence that awakens and reveals. Witchwood, an identity rooted in the archetype of the forest and the sacred feminine, turns photography into both mirror and portal: an image that does not simply depict but invites the viewer to cross into their own inner wilderness, where every shadow holds the seed of light.